The life and times of Demiurgo 2015 – 2

Nov 23, 2015 | Istituto di Demiurgologia, Leggi | 0 commenti

Come ogni semestre ecco la raccolta di invettive del Demiurgo raccolte qua e là per l’internet, seguendo una traccia che come un moderno pollicino, il Nostro semina per la rete..

Tizia sui 55 che stavi davanti a me alla coop, con il corpo di una professoressa di matematica delle medie, l’outfit di una professoressa di matematica delle medie ed una vocina chioccia da docente genericamente inteso, hai fatto una spesa colossale riempiendo tre borsoni di quelli di plasticaccia della coop, e con una sapiente combo di sconti coi bolloni, sconto soci, benefit di soncazzo io e buoni pasto in numero preciso e per un importo calcolatissimo hai totalizzato un misero importo da saldare di 4,52 mentre io che avevo preso solo quattro sacchetti da verduraio, un litro di latte e una lampadina sono arrivato fagile sopra i venti euris: il tuo fare da massaietta mi dispiace, il tuo modo di portarti mi dispiace, il tuo spirito tirchietto mi dispiace, cionondimeno sappi che quella tua cazzo di cintura nera di economizzatrice te la sei straguadagnata.

Tizia della ditta che alle mie comprensibili domande circa il malfunzionamento del mio cronotermostato Perry Electric serie Easy, modello 1CR-CR209/S, mi hai risposto che trattavasi, banalmente, di “un semplice Perry”, e che ulteriori aiuti nel merito mi erano negati, a meno di non pagare almeno 40 euris per la chiamata più eventuali altri euris per la riparazione, mi hai costretto a smontarlo, a farmi una cultura sul cablaggio di un termostato ambiente, a controllare il suddetto cablaggio a livello del ponticello della caldaietta murale nonché lo stesso cablaggio del semplice Perry, a reperire info sul dispositivo termostatico ed infine ad imparare a farlo funzionare da solo, tracciando la causa del malfunzionamento nel voltaggio troppo basso della pila tampone, nonostante nessun indicatore acceso ne lamentasse l’esaurimento, cristo ti auguro un inverno tiepidissimo nel quale al massimo tu debba indossare un pile leggero nelle serate proprio proprio più freschine, perché se altrimenti dovessero capitare dei rigori invernali particolarmente tempestosi, cosa che peraltro auspico cordialmente, ti auguro un freddo fin dentro alle ossa che in confronto quello provato dalla piccola fiammiferaia nello svolgimento della sua mansione era il caldo tepore d’una spiaggia di Rio.

Tizia sui novanta-e-rotti che stavi davanti a me alla visita per il rinnovo della patente: eri più rinsecchita di una bisnonna e avevi il portamento, i modi, l’eloquio, l’aspetto e l’abbigliamento da bisnonna, e quando hai dichiarato l’anno di rilascio della tua patente (1951) mi sono bonariamente messo a ridere nel mio interiore mondo di stronzo cinico incarognito, pensando buondio ma vai in casa protetta diosanto, ma che cazzo vuoi guidare ancora un’autovettura; cionostante ho assistito a bocca aperta al tuo recitare la tabella optometrica fino alla penultima riga senza un’esitazione che fosse una, manco stessi recitando il rosario o la tabellina del due, cosa che ha fatto sorridere amabilmente anche il medico della motorizzazione mentre io stavo rosicando fortissimo e durissimo perchè a malapena arrivo alla sesta o alla settima riga.
Ciò premesso, spero che io e te non ci si debba mai che poi mai e mai incontrare sullo stesso tratto di asfalto, ma neva neva eva, perchè cioè non è possibile che tu abbia la lucidità per portare un veicolo a motore, io non ci credo, non voglio crederci e non accetto l’evidenza delle cose.

Comunque andare alla lavanderia a gettone poco prima di cena è stata una scelta pessima.
Dovevo sostanzialmente lavare una trapunta ed asciugare due sacchi di roba che altrimenti in questa stagione si asciugano l’anno del mai.
Scelta. ragazzi, pessima.
Un po’ perché c’hanno sempre 45 lavatrici e solo tipo 4 asciugatrici, quando in un mondo perfetto il rapporto dovrebbe essere 1 a 1; tutti vanno prima di cena perché come me si riducono all’ultimo, tanto ‘sti posti chiudono a mezzanotte, ci si dice; eppure l’ora di cena è una barriera che si fatica a sormontare; vabbé.
E tutti son venuti qua ad asciugare roba. Sacchi, ceste, borse, sporte dell’Ikea, della Coop, di ogni ipermercato noto ed ignoto piene stracolme di cazzo di stracci e cenci da asciugare.
E tutti hanno fretta, scalpitano, sbraitano e c’è quella tensione che neanche nel prefinale della finale mondiale del giuoco della palla.
Poi c’è un’utenza che arriva, mette in moto le macchine, se ne va bella bella, toma toma e non ritorna più: l’altra utenza sbotta, s’incazza e gli scaraventa via la roba dentro questi cestoni che perdio volevo usarlo io, invece decinaia di cestoni pieni di panni di merda di gente che magari adesso è al mare a farsi una pizzata.
Poi c’è quell’utenza che non sa fare, li vedi cinque minuti a fissare il pannello di comando e ti dici cristo lo leggeranno, voglio dire c’è scritto tutto in un italiano molto corretto e con dovizia di dettagli, anche per il novellino meno aduso; no, guardano un pannello fatto di due pulsanti neanche stessero cercando di capire la console del modulo di allunaggio dell’apollo undici.
Poi c’è quello che entra solo perché c’è il wifi gratuito.
Poi ci sono questi due, una coppia sulla cinquantina o tardi 40s vestiti come se c’avessero ventisette anni che limonano, nel mezzo di tutto il bailamme e stanno vivendo il loro sogno più romantico, they’re having the time of their lives in mezzo di una cazzo di lavanderia a gettone nell’imbarazzo generale.

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