Indovina chi viene a cena

Feb 15, 2003 | Istituto di Demiurgologia, Leggi | 0 commenti

Fenomenologia ragionata del commensale
Consigli per sopravvivere alle cene con amici

Qui nella sede di TracotanZ siamo sempre attenti alle novità della moda e alle ultime tendenze del divertimento ma sovente dimentichiamo che vi sono passatempi e usanze decisamente lontani dalle sofisticherie demiurgiche e molto impermeabili alle mode. Cosa c’è , in effetti, di più solido e immutabile di una bella CENA TRA AMICI ?
La musica degli AC/DC , direte voi, è qualcosa di ancora più cristallizzato.
A ben guardare il buon vecchio rock australiano per camionisti della band di Angus Young (che peraltro stimo molto più di Paul Young, ma anche molto meno di Neil Young) è roccioso sia nella forma che nella sostanza che nella durata : inossidabile davvero.
Il fatto, però , è che volevamo parlarvi proprio di CENE TRA AMICI , passatempo , che nonostante l’abnorme aumento dei prezzi che qualche mala lingua vorrebbe connesso con l’avvento dell’Euro, resta sempre in voga.
Dato che la trattazione intende essere il più analitica possibile preciserò da subito il campo di indagine escludendo dal contesto le cene domestiche (con eventuali epiloghi ferreriani tipo sesso e gastronomia e un bel suicidio dopo il dolce) nonché ristoranti sciccosi ed esotici (Sushi bar, take away greco e compagnia per intenderci).

L’ Idea

“Per fare un tavolo, ci vuole il legno; per fare il legno ci vuole l’albero; per fare l’albero ci vuole il seme…”. Anche per fare bambini ci vuole il seme, ma questo non ci interessa, e comunque per organizzare una cena ci vuole un’idea, o per meglio dire un PRETESTO.
Tra i pretesti storicamente utilizzati per organizzare cene c’è davvero di tutto: dal cercare la copula tra il tuo migliore amico e la sorella della tua morosa, alla rimpatriata del corso di uncinetto, alla congiura per assassinare il primo ministro e potrei citarne a centinaia. Chi sta dietro alla concettualizzazione di tutto ciò è una figura che identificheremo con la sigla GB (che non sta per Gran Bretagna bensì per Grande Burattinaio). I motivi per cui questi figuri si ostinino a organizzare cene con le scuse più improbabili è tuttora ignoto. Lo studioso Herman Gottfried tenta qualche spiegazione nel controverso “Quel gran burattinaio del demiurgo !” (Frassinelli 1993) e così anche Milton Prentice nel suo interessante, anche se non propriamente demiurgologico, “The real Muppet show”,scriteriatamente tradotto nell’italiano “Ammazza che pupazza!“ (Bompiani 1996).
Consapevoli del fatto che i testi di riferimento sono quelli che sono, non resta che ammettere l’impenetrabilità dell’argomento, e cioè cosa spinge i GB a fare quello che fanno rendendo la vita impossibile ad un’altra categoria di personaggi sempre coinvolti nelle cene in qualità di malcapitati organizzatori. Personaggi che identificheremo con la sigla…

La Vittima

…MCD (Minimo Comun Denominatore). I MCD sono quelle persone che volenti o nolenti si trovano nella sgradevole situazione di conoscere tutti i partecipanti alla cena prossima ventura (nessuno sa perché, forse solo il GB). Non ci vuole Albert Einstein (ma neppure Wernher von Braun, inventore del rasoio elettrico e neppure Ockham, inventore del rasoio logico) per capire come di norma sono queste figure a doversi sobbarcare l’affatto augurabile onere dell’ ORGANIZZAZIONE.
Quello che accade di solito : una bella mattina, di punto in bianco, il MCD si ritrova vittima del diabolico disegno del GB (sulle implicazioni tra GB ed esoterismo si veda il capitolo IX del già citato altrove “Falò delle vacuità” di Tapplethorne). Il malcapitato viene a sapere del progetto della cena e da quel momento non c’è più nulla che possa fare per liberarsi da questo ingrato compito. Protagonista incolpevole di vere e proprie odissee post-moderne il MCD sente il dovere morale di far passare ai propri amici una BELLA SERATA e comincia l’opera di ricerca e vaglio degli incagli dei convitati. Ben lungi dall’essere una banale “serie di telefonate” l’organizzazione della cena si rivela il più delle volte una snervante e inestricabile matassa di problemi dovuta alla inevitabile concomitanza di impegni millantati dai vari invitati come ad esempio : il matrimonio del cugino veneto, la partita di Bridge, l’arrivo dell’Inverno, la presentazione del nuovo libro di Baricco, le mestruazioni o l’eclissi solare in Guatemala. Ma questo non è che l’inizio…
La cosa peggiore per un MDC è quella di dover anche fare da diplomatico tra persone che non si vedono esattamente di buon occhio e che ovviamente prendono il nostro MDC da bravo e unilaterale punto di riferimento. Con quest’opera ,che ogni buon MDC compie regolarmente, il “nostro” diventa un vero e proprio scavenger delle immondizie dell’animo umano, viene suo malgrado a conoscere tutto il degrado e l’astio che albergano nelle coscienze delle persone cosiddette rispettabili. (Si veda a questo proposito Bodine-Borgesius “Neuronetturbini” , il Mulino, 1999).
Forse abbiamo un po’ esagerato, tant’è che di norma ,quando ormai il MDC è sull’orlo del collasso isterico, il puzzle si ricompone magicamente , il nodo si scioglie , tutto si sistema e la cena si può fare non senza che il MCD senta la propria impotenza di fondo nonché il sospetto che qualcuno lo stia sonoramente prendendo per il culo.

I Guai

Esistono diverse categorie che hanno la possibilità , e talvolta viene da pensare la volontà tanto ci riescono bene, di rovinare irreparabilmente le tanto decantate CENE TRA AMICI.
Uno dei personaggi più deprecabili di questa lista sciagurata è certamente quello contraddistinto dalla sigla IA (che non sta per Intelligenza Artificiale ma per Ipocondriaco Alimentare). Questo individuo solitamente non dà problemi al MCD prima della cena, poiché la sua vera natura si svela solo durante. L’ IA è facilmente riconoscibile dal fatto che dopo aver dato un’occhiata sommaria al menù lo vedrete sbuffare cercando di attirare l’attenzione su di sé. Appena qualche sventurato commette l’imprudenza di prestare ascolto al lamento dell’ IA , questi comincia subito a manifestare insofferenza nei confronti del menù del ristorante.
[E’ bene distinguere l’IA dall’ Igienista Coatto, (IC) sempre intento a lagnarsi della polvere sui lampadari o dell’uso scellerato e “criminoso” della lavastoviglie nelle cucine].
Se vi trovate in una pizzeria l’IA soffrirà immancabilmente di una tremenda allergia al lievito, in un ristorante rinomato per la fiorentina non perderà l’occasione per indottrinarvi sulle virtù del “Veganesimo” , in un ristorante di pesce si rivelerà essere un ricercatore istologico e avrà portato con sé un recente studio sull’inquinamento del mare, e non provate a parlargli di cucina etnica…

Il Pericolo e l’Assedio

Ma la categoria più detestabile in assoluto, e che purtroppo non manca mai alle CENE TRA AMICI, è quella che fa capo a un personaggio che chiameremo il Rabeliano, dati l’appetito pantagruelico e lo stomaco gargantuano che lo contraddistinguono.
Il Rabeliano è facile da riconoscere, data la mole, ma quasi impossibile, per il MDC, da eludere: fiuta le cene a chilometri e settimane di distanza e più di una volta il Rabeliano e il GB coincidono.
Prevedibilmente è già al momento dell’ordinazione che il Rabeliano si manifesta ordinando pietanze aborrite dai dietologi di 48 paesi e per di più in quantità abnormi. E’ altresì tipico dei Rabeliani responsabilizzare il cameriere oltremisura con richieste al limite del fattibile. Alcuni esempi: “Vorrei una bruschetta con la nutella, e magari mi ci mette anche qualche noce “[accaduto in giugno]; “una birra chiara-scura “o ancora“possibile che non ci sia un cucchiaio per mangiare questo cocomero!”.
Questo processo è soltanto la prima fase del complicato rapporto che si instaura tra il Rabeliano e il cameriere; un rapporto, non privo di risvolti sadomasochistici, che alterna armoniosamente sudditanza psicologica e sentimenti di fraternità come nella ben nota sindrome di Stockholm e che, nel giro di pochi minuti finisce inevitabilmente con l’avere ripercussioni drammatiche sul proseguo della serata e getta ombre inquietanti sull’epilogo.
Ma arriviamoci con calma…
Il Rabeliano ha l’infausta tendenza a rinfanciullire a contatto col cameriere e così si sente libero di dare sfogo al suo smisurato appetito (per sublimare lo sfogo del suo altrettanto smisurato ego) e tutto questo nella maniera più caotica possibile. Infatti il Rabeliano non solo prende a ordinare miriadi di nuove portate mentre gli astanti impotenti sono ancora al secondo ma lo fa in maniera subdola e cioè dividendo le pietanze sempre con qualcuno “e il pecorino lo prendo con te, il patè di fegato con lui e il vino passito me lo bevo con lei”. Nel giro di pochi, tremendi, istanti tutti si accorgono che dividere il conto alla fine sarà un’impresa titanica , da far impallidire i migliori burocrati della Russia di Brezhnev. A questo punto, dopo qualche attimo d’incertezza, tutti perdono all’unisono le proprie inibizioni gastronomiche e finanziarie e si lanciano all’impazzata in ordinazioni tanto superflue quanto improbabili, poiché è palese che alla fine si dividerà in parti uguali, chi s’è visto s’è visto. E tutto questo è imputabile esclusivamente allo scellerato comportamento del Rabeliano che, tra l’altro, non perde occasione per farsi offrire qualcosa dal suo amico/aguzzino, il cameriere, il quale, in odore di promozione per aver accalappiato un cliente tanto ideale, circuisce il nostro con astute mosse padronali e tutti i convitati sono alla fine costretti ad emulare le gesta forsennate del Rabeliano per non restarne stritolati.

La Resa

Croce e delizia di ogni partecipante a una CENA TRA AMICI è alla fine il momento dell’estinzione del conto. In questo frangente emerge la figura dello Splendido.
Approfittando talvolta della sconsiderata condotta del Rabeliano lo Splendido non perde occasione per mettersi in luce con le RAGAZZE presenti alla cena in primo luogo vituperando le gesta del summenzionato Rabeliano ed in seguito proponendosi di pagare tout court il conto oppure di spartire il debito in porzioni più eque. [Diversi sistemi per la spartizione equa del conto, in presenza o meno di Rabeliani, sono state presi in considerazione da Roberto Squalidozzi nell’ottimo “Elasticità da osteria”, CLUEB, 1988 ].
Purtroppo però gli Splendidi tendono a non avere la preparazione matematica sufficiente per risolvere l’intricatissimo dedalo di ordinazioni e appartenenze legittime messo in piedi dal Rabeliano con malcelata scaltrezza e la spartizione “equa” è ineluttabile.

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