Meteore ’90

Lug 26, 2003 | Istituto di Demiurgologia, Leggi | 0 commenti

li avevate forse dimenticati?

Normalmente quando si parla di meteore viene automatico pensare agli anni Ottanta, i Terribili Anni Ottanta, gli Anni Ottanta della perdizione. E’ vero, in effetti. Gente col carisma di un Den Harrow, con la prorompenza di una Tracy Spencer, con la verve di un Baltimora ce la scordiamo, in tutti i sensi. Però ad una rapida analisi scopriamo che anche gli Anni Novanta, gli Splendidi Anni Novanta, gli Anni Novanta della Rinascita hanno scheletri negli armadi.
Quali: beh, provate a ricordarvi questi signori.

note per il lettore: l’ordine è casuale, dettato dal senso del momento; le note possono essere lacunose od errate; se volete segnalarci errori fatelo in gran scioltezza al solito indirizzo.
non abbiamo incluso le miriadi di figure da disco dance per manifesta impossibilità di risalire ai veri personaggi

Snap

Veri re della disco dei primi anni ’90, con pezzi da culto come I’ve got the power, Exterminate e, soprattutto, Rhythm is a dancer. Il gruppo Snap (anzi, Snap!) è polimorfo ed è difficile elencare i componenti: il nocciolo duro, per così dire, è composto dai rappers Turbo B (aka Darron Butler), Summer e Jackie Harris, con inserimenti estemporanei di altri artisti. La loro produzione è composta da oltre una decina di 12″ ad uso dei deejays, con la traccia principale della hit del momento e tre/quattro remix. Il loro primo album, The Madman’s Return datato 1992 è stato rieditato e ripubblicato almeno sei volte per farvi entrare di volta in volta la hit del momento, e ad esso è seguto un best of nel 1994. Poi il silenzio.

Kaoma

I celeberrimi Kaoma, padri spirituali del concetto di tormentone estivo con la loro Lambada sono un gruppo brasiliano ancora in piedi ma da noi ce li siamo scordati già da un pezzo. La Lambada infattti è passata dalle novità ai punti fissi delle playlists radiofoniche, poi all’abuso mediatico, poi a tutti i complessi complessini complessetti, poi alle orchestre da liscio. A quel punto, la fine: un peccato, perché adesso ce li sognamo dei balli così sessuosi.

MC Hammer

Un rapper di rilevanza mondiale, che sembrava inesportabile e che invece appestò anche il vecchio continente con brani come 2 legit 2 quit e U can’t touch this. Ad un certo punto diventò Hammer e basta: negli Stati Uniti rivaleggiava in fama ed in tracotanza con Michael Jackson che egli sfidò in una sorta di duello; avrebbero eretto due palchi in uno stadio, uno per Hammer e uno per Jackson, ed avrebbero lasciato al pubblico decretare il più seguito. Stanley Burrell, questo il suo nome, non gareggiò mai in effetti; la sua fama cessò col flop del suo terzo album, Inside Out del 1995.

Tazenda

Gruppo sardo formato da sette elementi, capitanati da Gigi Camedda. Nonostante uno scarso piazzamento, ebbero una gloria transitoria quando duettarono con Pierangelo Bertoli a Sanremo ’91 nel brano Spunta la luna dal monte. L’anno seguente presentarono, sempre a Sanremo, Pitzinnnos in sa gherra. L’abuso di liriche non in italiano li ha condannati ad una precoce sconfitta nelle charts.

Paolo Vallesi

Le persone inutili è il titolo del brano, in linea con il masinismo allora imperante, col quale vince Sanremo nelle Nuove Proposte del 1991. L’anno dopo arriva terzo tra i big con La forza della vita. Nonostante Paolo sia ancora in attività, i suoi dischi non hanno mai più scalato le classifiche, anche perché il piangere addosso al mondo è passato di moda nella musica pop italiana all’incirca a metà degli anni novanta.

Ladri di biciclette

Malgrado l’innata verve del frontman Paolo Belli, e la di lui incessante partecipazione alle partite della Nazionale Cantanti, dopo il mega successo Sotto questo sole vincitore del Festivalbar ’89 ed un discreto successo dei seguenti Dr.Jazz e Mr.Funk e Sbatti ben su del be bop il gruppo ha perso smalto e se ne sono perse le tracce. Sulle performances calcistiche del Belli, e della Nazionale Cantanti in genere stendiamo un velo di decoroso silenzio.

Aeroplanitaliani

Il loro successo, Zitti Zitti, è del 1992. L’unico superstite di una certa fama è il cantante Alessio Bertallot, già Deejay di Radio Deejay e già voce del noto programma “B side”. Onore comunque al merito allorquando, partecipando a Sanremo ’92 col suddetto brano, gli Aeroplanitaliani iniziarono con 30″ di silenzio.

Alessandro Canino

Questo è famosissimo, per via della sua hit, Brutta del ’92. Bruttina in effetti la canzone, che raccontava in modo assolutamente normale i traumi di una teenager che per la prima volta si accorgeva di essere bella come la turca di un autogrill. Con la sua faccia da bravo ragazzo chissà che sfracelli avrebbe potuto combinare se avesse fatto parte di una boy band. Ma invece, tristemente, nulla più.

Jordy

Bambino decisamente fastidioso e vestito come neanche Jovanotti agli esordi, questo figuro appena smessi i Pampers fu proiettato nei dancefloors che ahinoi propagandarono la sua hit Dur dur d’étre bébé. Un pezzo di un’inutilità, di una vuotezza e di una cialtroneria rara, praticamente fatto dai genitori che campionarono le prime frasi di senso compiuto del pupo e gli misero sotto una base dance annacquata. Tremendo. Poi i genitori andarono sotto processo per sfruttamento di minore, che in effetti non deve essere cresciuto nel migliore dei modi.

Tasmin Archer

Cantautrice britannica di sicuro talento, con una voce non da ridere, purtroppo stroncata sul nascere dall’effetto aspettativa che segue chi al debutto abbia delle acclamazioni eccessive. La sua hit più famosa é Sleeping satellite, che le valse quattro dischi di platino. Il suo secondo lavoro, Bloom, fu visto con sospetto dai critici d’oltremanica e questo bastò ad allontanarla (definitivamente?) dalle scene.

Mauro Repetto

Teoricamente metà del successo del primo album degli 883, Hanno ucciso l’uomo ragno, dovrebbe essergli tributata. Mauro Repetto era il compare del più noto Max Pezzali, e gli faceva da spalla, da amico, da che ne so. In realtà spero avesse un ruolo nel backstage, perché una volta sul palco si rendeva solo inutile saltabeccando qua e là al ritmo della musica senza mai cantare. Mentre il suo socio canterino ebbe fama e successo, Mauro lasciò gli 883 dopo il secondo album, Nord Sud Ovest Est e si trasferì negli States, dove crediamo a tutt’oggi viva.

Adelmo e i suoi Sorapis

Ci sfugge il riferimento con l’importante vetta delle Dolomiti, ma si tratta ad ogni modo di un gruppo temporaneo formato da figure del calibro (!) di Zucchero Fornaciari, Dodi Battaglia dei Pooh e Maurizio Vandelli dell’ Equipe 84. Il loro unico lavoro discografico ci risulta essere l’album Valzer d’un blues che contiene le tracce più conosciute di questo gruppo bislacco e dall’incerto significato: A volte nevica a giugno ed E così viene Natale. Il (!), per chi non l’avesse capito, era sottilmente ironico.

Ace of Base

Quartetto formato dalle cantanti Jenny e Malin Berggren, e dai tastieristi Jonas Berggren e Ulf Ekberg. Se non sapeste che hanno suonato la hit mondiale All that she wants sareste disposti a screditarli da subito, immaginandovi un quartetto di tre fratelli (i Berggren, per l’appunto) ed un quarto aggregato, svedesi tutti quanti come i famigerati ABBA, dei quali due cantano e due suonano le tastiere. Dico, tastiere! Credevate forse che le tastiere fossero finite con gli Ottanta? La loro musica un po’ tum-ci-tum un po’ pop sfiancante comunque ha furoreggiato nella prima metà dei Novanta, fino al ’98 con il loro ultimo album. Per ora comunque sono definibili non a torto dei desaparecidos.

Gerardina Trovato

Catanese come Carmen Consoli, più grintosa di Carmen Consoli, meno famosa di Carmen Consoli. Esplose a Sanremo nel ’94 con Non è un film però piazzandosi solo quarta perché quell’anno fu l’anno di Aleandro Baldi, poi proseguì trionfalmente l’anno dopo con Piccoli già grandi. Tutto molto bello, se non che la gente si disinteressa del suo furore artistico e la dimentica. E’ sesta a Sanremo 2000 con un brano bruttarello, Gechi e vampiri.

Audio 2

Giovanni Donzelli e Vincenzo Leomporro sono un duo che si impone a metà dei ’90 con un modo speciale di fare musica, oddio speciale… Ecco, fanno musica come la faceva Lucio Battisti ai tempi d’oro. Stessa atmosfera, stessa voce, stessi testi. Solo che gli Audio 2 non sono Battisti, e questo non è un dettaglio insignificante. Il loro album di maggior successo è Audio 2, del 1993, e si fanno notare anche scrivendo pezzi e duettando con Mina in due album. Inoltre, udite udite, compongono la colonna sonora del primo strabordante successo di Pieraccioni, I laureati. Pieraccioni passerà poi alle musiche più cretine di Ottmar Liebert e degli Audio 2 passerà rapidamente la moda.

Take That

Malgrado il loro megasuccesso planetario, la capostipite di tutte le boy band degli anni novanta ha all’attivo solo due album, Everything Changes del ’93 e Nobody Else del ’95, sulla cui copertina si permettevano il lusso di scimmiottare quella di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, come tra l’altro avranno fatto una quarantina di gruppi pop negli ultimi trent’anni. Proprio quest’ultimo disco, contenente le melense Sure e Back for Good li consacrano idoli imperituri delle teenagers di tutto il mondo. Il gruppo, formato da Mark Owen, Gary Barlow, Robbie Williams, Howard Donald e Jason Orange, si scioglie nel ’96 con un profluvio di dischi di best of e celebrazioni varie senza che nessuno abbia mai suonato uno strumento; Williams, che era il più furbetto è l’unico sopravvissuto musicalmente alla cosa.

Marco Masini

Inaugurò un filone, quello della canzone strappacuore moderna, ne fu eponimo e pietra tombale nel giro di quattro anni. Il primo disco di successo, Malinconoia del ’91 aveva un titolo che era un chiaro inno allo spleen ed all’arte di buttarsi sul letto a piangere. Tra le sue tracce ricordiamo Il niente, Malinconoia, Il giorno dei perdenti e La voglia di morire. Poi fate voi eh, ma è già un bell’inizio. A Sanremo ’91 arriva terzo con Perché lo fai, un pezzo di una tragicità inaudita. In T’innamorerai del ’93 inserisce la prima canzone italiana con un titolo duro dopo Grande figlio di puttana degli Stadio, dal titolo Vaffanc*lo. Poi lentamente la gente iniziò a stancarsi di tutto questo spleen e decretò che era ora di glucosio. I suoi successivi lavori, Scimmie del ’98, Raccontami di te del 2000 e Uscita di sicurezza del 2001, che avrebbero dovuto rilanciarlo, lo lanciarono invece -ahinoi- nel dimenticatoio.

Massimo di Cataldo

Uno di quei soggetti che trasudano Sanremo da ogni poro. Non ci è venuto in mente nulla di memorabile su di lui, magari qualche lettore ci potrebbe aiutare scrivendoci al solito indirizzo. Adesso forse starà spopolando in America Latina, non ci è dato saperlo.

Neri per caso

Gruppo di vocalist italiani importatori dello stile a cappella, formato da sei elementi che usano la sola voce per imprimere ritmo e melodia ai brani. La loro fama nasce a Sanremo (vera fucina di meteore, non c’é che dire) col brano Le ragazze che si classifica primo tra i giovani nel ’95. Seguono alcuni brani capaci di una certa risonanza e capaci di entrare nelle playlists delle radio; tra questi, sicuramente, Sentimento pentimento, del ’96. Poi un congruo numero di dischi tra cui l’immancabile versione in spagnolo con una strana ed inquietante commistione di canzoni loro e di cover di altri brani, che non li rende particolarmente allettanti. Attualmente irreperibili.

Haddaway

Nonostante quello che si sente dire, Haddaway non è un nome d’arte, è il vero cognome di Nester Alexander Haddaway: nato a Tobago ed emigrato in Germania, lavora nei primi anni ’90 come deejay da bar e piccolo produttore di musica dance. Il caso Haddaway esplode nel ’93 con What is love, un autentico tormentone a tutti gli effetti; un buon piazzamento lo ottiene anche il suo secondo singolo, Life. Giusto il tempo per un album e l’effetto è già finito.

The Rembrandts

Nati come The quick addirittura nel 1976 i Rembrandts hanno alle spalle una spaventosa discografia (una trentina tra album e singoli senza contare le collaborazioni) ma le masse li hanno conosciuti nel 1995 quando hanno inciso la sempiterna sigla di apertura dell’arcinoto telefilm “Friends”, I’ll be there for you, un pezzo rock passabile anche se un po’ troppo adolescenziale per il gruppo, che ribadiamo ha all’attivo un’ opera di ben altra caratura.
Sia negli Stati Uniti che in Europa, malgrado il successo di “Friends”, i Rembrandts non si sono mai riproposti alla ribalta, preferendo opere da lavoro dietro le quinte.

Casino Royale

Il gruppo, il cui nome prende spunto dal titolo di un romanzo di Fleming su 007, è il capostipite di una corrente musicale che è arrivata ai giorni nostri con i Subsonica, pesantemente contaminata dall’elettronica. Nati sul finire degli anni ’80 si affermarono però prima come complesso ska, da cui la discreta sezione fiati, per passare a brani più involuti e modernisti. La loro prima hit è Sempre più vicini (’95) seguita da Anno Zero (’96). Nel ’96 esce il loro primo album di successo, CRX, che purtroppo resterà unico: si scioglieranno da lì a poco.

Ustmamò

Altro gruppo di metà anni ’90, nella cui produzione si avverte una positiva contaminazione tra rock ed elettronica. Tuttora attivi, sono però scomparsi dalla scena mainframe verso una politica di dissociazione dalle majors legata al loro credo politico. Il loro primo album Üstmamò, è del 1991, a cui seguono Üstmamò del 1993 e Üst del 1996. Non ho mai avuto modo di ascoltarli, ma spero ardentemente che le canzoni siano un po’ più variate dei titoli degli album.

Ambra (Ambra Angiolini)

Ambra è stata la reginetta della trasmissione cult di Gianni Boncompagni Non è la Rai, che andava in onda in fascia pomeridiana a metà degli anni ’90 con un corredo di altissima qualità di lolite di ogni forma e specie che cantavano ballavano e basta, e questo bastava a fornire agli allora adolescenti un robusto supporto iconografico per i loro afflati onanistici. Ambra arriva sugli scaffali dei negozi di dischi con l’album T’appartengo, che conteneva l’omonima traccia ed era prodotto, a ragione, dalla Disaster Productions. Penso che adesso la stessa Angiolini, che ancora non ha trovato una sua collocazione nei palinsesti, lo disconosca, tanto è inascoltabile.

Dhamm

Creatura eminentemente sanremese, i Dhamm sarebbero dovuti essere un gruppo di hard rock. Ma siccome l’hard rock in Italia non attecchisce, ce li siamo subito scordati dal momento che hanno incassato al massimo un 5° posto a Sanremo ’95 tra i Giovani. Si vergognino gli acquirenti di un loro qualsivoglia album: il cantante è qualcosa di indescrivibile, una assurda commistione tra Joey Tempest degli Europe, Axl Rose dei G’n’R e Sandy Marton. Mammamia.

Deep Blue Something

Todd e Toby Pipes, Kirk Tatom e John Kirtland. Si autodefinirono una band di power rock con influenze gotiche e si paragonarono ai REM, cosa che deve aver fatto incazzare non poco l’altimenti buono Michael Stipe. In realtà furono una classica band da un-singolo-e-via, e nella fattispecie il loro singolo fu Breakfast at Tiffany’s , del 1995. Poi credo più nulla anche se Amazon gli accredita pure un “greatest hits” che non so a cosa serva.

Fool’s Garden

Gruppo pop tedesco che impazzò nel ’96 con la sciapa Lemon Tree, a ragione scelta poi per una campagna pubblicitaria italiana di un limoncello. E’ matematico: i gruppi tedeschi non possono arrivare al secondo album, per motivi che ci sfuggono.

Los del Rio

Macarena; abbiamo detto anche troppo su di loro.

Vernice

Il giorno finisce quando tramonta il sole / la sera arriva ed e’ proprio quello che ci vuole / tu sei contenta, stasera ti lasciano uscire / io non sto nella pelle mi sembra di impazzire. Con un testo di questa caratura, che Sgalambro se lo sogna la notte, la hit dei Vernice Quando tramonta il sole non poteva non essere un successo dell’estate ’96, cui fece seguito un pezzo dal titolo Su e giù che trasudava un doppio senso rancidissimo. Non se ne sa più niente.

Silvia Salemi

Oltre alla canzone vincitrice di Sanremo ’97 -categoria giovani- A casa di Luca non ci viene in mente null’altro di memorabile di questa giovane e carina cantante siracusana, che comunque non si è certo fermata lì. Un sito a carattere musicale riporta nella sua biografia il fatto che Silvia abbia compiuto nel 1997 un viaggio in Tibet per cercare le buone vibrazioni, come fanno tutti del resto tranne quei maledetti che continuano ad intasare ogni estate la Salerno-Reggio Calabria. Ma forse per i tibetani è meglio così; in ogni caso non sappiamo quante vibrazioni abbia trovato, visto che non ha più scalato le charts.

Sottotono

Sono del loro secondo album, Sotto Effetto Stono le due hit che li consacrarono, vale a dire Solo lei ha quel che voglio e Dimmi di sbagliato che c’é. Testi tutto sommato lavati e puliti malgrado l’aspetto da terroristi ed il look da gangsta rappers di questo duo, dai nomi shakespeariani di Fish e Tormento. Hanno tra l’altro fatto male a paragonarsi alla crema dei rappers west coast, ovvero Snoop Doggy Dogg, Dr.Dre, Warren G. perché questi signori hanno un’innata tendenza ad usare armi per regolare le controversie.

Jalisse

Storici. Vinsero in maniera vergognosa un Sanremo con Fiumi di parole che assurse immediatamente a cult. Arrivarono dal nulla e al nulla si ricongiunsero: il loro album vendette 40000 copie in tutto, malgrado enormi pressioni dei discografici per un inserimento in paesi dell’America Latina e del Maghreb. I due, Fabio Ricci, romano e Alessandra Drusian, trevisana sono giustamente convolati a nozze il 18 Ottobre 1999 a S. Giovanni Rotondo nella chiesa di Padre Pio, a cui hanno dedicato una canzone per la sua beatificazione. Chissà il Santo quanto ne avrà gioito.

Vacuum

In latino come saprete vacuum significa vuoto. Ehi un momento, anche in inglese adesso che ci penso. Allora capisco certe cose. Gruppo svedese nato come costola del non indimenticabile gruppo Army of Lovers, di cui ricordiamo la dance hit Israelism che a noi continua a sembrare una presa per i fondelli dello Stato di Israele, tanto zeppa è di luoghi comuni. Comunque due degli Army, Mattias Lindblom ed Alexander Bard assieme a Marina Schiptjenko hanno formato i Vacuum con cui hanno scalato le hit grazie al singolo I breathe (da non confondere con Breathe di Midge Ure che meriterebbe un paragrafo a parte). Vuoto pneumatico di idee, comunque.

Pitura Freska

Una delle prime reggae-bands italiane, nel filone che voleva riportare in auge il genere a netà ’90. Nonostante la carriera ventennale, di loro ricordiamo soprattutto una partecipazione ad un disco degli Elio e le Storie Tese, la sanremese Papa Nero e Pin Floi, legata al famigerato concerto in laguna dei Pink Floyd. Si sono recentemente sciolti per evidente superamento dei limiti di età e di buonsenso: un’ ulteriore riprova che scegliendo di cantare in dialetto il bacino di riferimento si restringe inevitabilmente. Su loro sito per ringraziare i fans dopo lo scioglimento hanno scritto “Arrivederci di tutto”. Boh.

Frankie Hi_NRG (aka Frankie Hi-NRG MC)

Strepitoso rapper nostrano, azzeccò un buon successo con la hit Quelli che benpensano dedicata, appunto, ai medioborghesi benpensanti. Il suo vero nome (molto evangelico, a ben guardare) è Francesco Di Gesù. Ha composto finora due album, La morte dei miracoli e Verba manent. Il talento è indiscutibile, peccato che di lui si siano perse da un pezzo le tracce. Di lui si ricorda anche il singolabile Fight da faida.

Cornershop

Eminenze grigie da classifica nel ’97, i Cornershop sono capitanati dal leader Tijnder Singh, indiano punjabi, che tra l’altro nella sua lingua ha scritto metà dei pezzi del loro album più famoso, When I was born for the 7th time, quello di Brimful of Asha per intenderci. Altro che Suonatissimi, ballatissimi, hanno anche supportato gli Oasis nel loro primo tour mondiale del ’98.
Non se ne è saputo più niente.

Daniele Groff

Questo clone italiano degli Oasis, che si professa seguace di Noel Gallagher, dei Beatles e di J.S.Bach vinse Sanremo Famosi (una specie di Popstar ante litteram) nel 1998 col brano Daisy, che sembra veramente un pezzo degli Oasis cantato in italiano. Il suo primo album, Variatio 22 è, secondo lui, un “tributo alla musica classica” ma in realtà l’unica cosa che c’é di classico è la sezione degli archi, già peraltro presente in tutte le hits di Barry White, per esempio. Il suo secondo singolo è Io sono io, poi nel ’99 partecipa a Sanremo e si piazza 6° tra i Giovani. L’album (unico a tutt’oggi) è stato rieditato tre volte per inserirvi via via alcuni singoli, tra cui Everyday, sfortunato pezzo inserito nella colonna sonora dello sfortunato Il pesce innamorato di Pieraccioni.

Bran Van 3000

Questo consesso di canadesi di varia estrazione ha pubblicato un album, Glee, nel ’97 contenente la squisita Drinkin’ in LA che da sola merita l’intero album, buon connubio tra musica elettronica, house, soul e pop. Dopo questo exploit ben promettente, dei BV 3000 si sono perse le tracce, almeno nel mainstream europeo.

Anouk (Anouk Teeuwe)

Letteralmente trascinata dentro le top ten nel ’97 allorquando questa giovanissima (1976) olandese, fino ad allora studentessa che cantava nei club per hobby venne acclamata in Europa col singolo Nobody’s wife, un rock un po’ scalcinato ma potente e piacevole. Buon successo ebbe anche il suo primo album, Together alone che oltre al singolo conteneva qualcosa di passabile.
Inspiegabilmente, dopo una partenza così trascinante, è presto sparita dalle scene.

Hanson

Rock band di prepuberi (Isaac, Taylor e Zachary Hanson di Tulsa, Oklahoma) che torreggiò le classifiche nel ’97 con MMM bop che divenne subito una hit tra i più giovani ma che fu ben accettata anche dai critici. A chi li accusava di essere più vicino allo sfruttamento di minore che alla discografia, il loro produttore giurò che, se essi erano così capaci da piccoli, il mondo avrebbe tremato quando sarebbero cresciuti, quindi era lecito seguirli ed incalzarli. Invece crebbero nel silenzio ed ebbero solo un ritorno alle scene nel 2000, con If only che però da noi non bissò il successo del precedente singolo, anche perché crescendo avevano guadagnato un fare da tracotanti che dopo un po’ stucca.

Delta V

Un po’ Morcheeba, un po’ Bjork ed un po’ non lo so, questo gruppo milanese resta legato a coverizzazioni di pezzi già famosi di loro (la loro versione acidissima di Se telefonando di Mina è del ’98, qualche anno più tardi bisseranno con Un’estate fa di Delanoe/Califano). Molto ascoltabili, un po’ asfittici, dopo il loro terzo album Monaco ’74 non si sono più fatti vivi.

Filippo Stragà

La sua hit L’astronauta, dal testo ermeticissimo (L’amore è un astronauta pe pe / La vita è un’astronauta pe pe / Mia nonna è un’astronauta pe pe) non è altro che il frutto del coito tra Domenica d’agosto di Bobby Solo e A message to you Rudy degli Specials. Uno stupro, insomma. Impagabile il video, naif come pochi.
Anche lui desaparecido.

SuperB

La loro unica canzone nota era una variazione stile Placebo di Amore Disperato di Nada, nel 1999.

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