you betcha it's rnk.
domenica notte, o meglio la notte tra domenica e lunedì, non ho dormito. completamente insonne. da quando sono al mondo mi è capitato più volte di non poter dormire per forza maggiore, ma non mi era mai successo di starmene sveglio sei ore in un letto cercando maldestramente di dormire, finendo per vedere l’alba dalla finestra socchiusa. mala tempora currunt, c’è grozza grisi.
tuttavia questo soffrire nel letto mi ha dato l’opportunità di inventare cose nella mia mente, visto che ero nella condizione di non poter/voler alzare la testa dal cuscino; tra le varie cose ho inventato il nuovo logo della radio.
me lo sono creato pensando di avere a disposizione solo alcuni semplici comandi di grafica vettoriale (come ad esempio cerchio, linea, offset, trasla, copia, campitura) perchè sono un cane e perchè da quando ho formattato non ho più trovato la voglia di scudisciare i noti quadrupedi da soma alla ricerca di warez esotici.
alla fine mi sono vestito che saranno state le 6:20 e sono andato a lavorare, anche se dentro mi sentivo una sensazione come di aminoacidi e suburbani che si scontravano nelle mie orbite.* non ho mai smesso di pensare positivo ed infatti appena rincasato ho acceso un noto programma di disegno vettoriale, non particolarmente originale, che non usavo da anni perchè ultimamente, diciamo, non faccio un uso molto lavorativo del computer.
come tutti i designers che si rispettino, ho dato un nome al logo. si chiama erre moscia. ci ho trovato almeno sei sottintesi domenica notte, ma ora me ne ricordo solo cinque:
1) quello più ovvio che è la lettera r di radionk, per l’appunto moscia perchè pencola in avanti con fare sinuoso.
2) ovviamente anche un’antenna della radio che emette onde, questa però piegata in avanti, il che significa sgaffura, stortura o scoliosi.
3) la punta di un dito, probabilmente il dito indice, che clicca un bottone, dai insomma ci siamo capiti, segno dell’internettismo, del get connected, del get stoned, get laid, get a life.
4) un uomo magro che si china in avanti carico di un fardello di onde ovvero
5) un uomo magro che si china in avanti emettendo un fragoroso peto (rappresentato dallo spostamento d’aria).
6) non mi ricordo ma ce n’era un sesto. quella del peto comunque mi ha fatto lollare di peso e voglio dargli più rilievo, usando anche questa riga.
Il logo è completato da una scritta tutta fatta in un vettorialismo geometrico degno del migliore bauhaus, che effettivamente può sconcertare i conoscitori del logo attuale, che rimanda chiaramente a quello di taratata, una dimenticabile trasmissione televisiva musicale di fine anni ’90. Per motivi che non mi sono spiegato in tutta una notte, la proporzione dei caratteri è molto simile a quella del logo del bennet, a tutti noto per i suoi ripetuti comportamenti antisindacali, anche se più scarna e meno cialtrona, a mio modesto parere. il wemma dice che ci sono suggestioni della nota scritta jamiroquai ma secondo me non me la dice giusta. la scritta, che proffonde stilosità è la cosa che finora mi convince meno. avevo fatto esperimenti per colorare le ultime due lettere di diverso colore, o di creare una specie di corsivo, ma sono soluzioni che a mio parere fanno gagare.
forse non tutti sanno che: io credevo che il bennet fosse una catena francese come leclerc o carrefour o auchan invece è una cosa tutta italiana, fondata negli anni sessanta da un noto facistone di como, tal Enzo Ratti. no dai a parte gli scherzi non so la declinazione politica del Ratti, magari è un compagno peggio di Licheni, chi può dirlo.
* aka c’avevo un bel po’ le balle girate